Visit USA presenta L'AMERICA DI TEX

Pubblicazione animata

L ’ A MERICA DI

PRESENTA

MONUMENT VALLEY

© LUCIO ROSSI /LATITUDES TRAVEL MAGAZINE

I l 30 Settembre 1948 veniva pubblicato il primo numero delle “strisce” di Tex . Il creatore del fumetto, lo sceneggiatore Gianluigi Bonelli («un romanziere prestato al fumetto e mai più restituito», come più volte si è lui stesso definito) e il realizzatore grafico Aurelio Galleppini (in arte semplicemente Galep …come “Tex” senza “Willer”), mai avrebbero immaginato di entrare, letteralmente, nella leggenda dell’editoria mondiale dei fumetti con quel personaggio: un cowboy fuorilegge divenuto strenuo difensore della legge come ranger del Texas, poi agente indiano della riserva dei Navajo che lo riconoscono loro capo attribuendogli il nome di “ Aquila della Notte ”. La crescente popolarità dei film western, la cui pietra miliare “ Ombre rosse ” di John Ford era uscito nel 1939, aveva alimentato, negli anni ’40 e ’50, (anche in Italia) la passione per il West Americano e la sua storia; va però riconosciuto a Buffalo Bill Cody e il suo “ Wild West Show ” il merito di aver dato vita, molto prima, sia in patria che in Europa, al mito del “selvaggio West” con le tournee del suo imponente spettacolo circense che toccarono anche l’Italia, nel 1890 e 1906. Senza dubbio il momento in cui Tex è nato ed ha fatto le prime “galoppate” era propizio, ma è fuori discussione che questa pubblicazione sia un fenomeno editoriale unico al mondo , la cui longevità difficilmente verrà eguagliata, che

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ha fatto appassionare e familiarizzare centinaia di migliaia di lettori con gli epici scenari del Sud Ovest degli Stati Uniti, territorio principale delle avventure del ranger e dei suoi “pards”. I paesaggi in cui si muoveva Tex (e si muove ancora dopo 75 ANNI ) durante le sue prime avventure traevano ispirazione, senz’altro, da quei memorabili film western precursori di un genere, il cui sfondo era la suggestiva Monument Valley e altri canyon dell’area di “ Four Corners ” tra Arizona, Utah, Colorado e New Mexico ; ma erano anche frutto di attenti studi fatti da Galep e Gianluigi Bonelli su libri illustrati e riviste fatte arrivare appositamente d’oltreoceano (sicuramente di grande ispirazione anche i maestri della pittura western come Remington e Russell) . E così hanno continuato a fare i molti, straordinari, illustratori (artisti veri e propri, senza ombra di dubbio) che si sono avvicendati sulle tavole di Tex fino a oggi. La precisione dei dettagli nel rappresentare le location in cui prende vita ogni storia, il rispetto della reale geografia del sudovest degli USA (quasi tutte le località più citate sono reali: Yuma, Tucson, Nogales, i fiumi Colorado, Rio Grande…) e la scelta di mettere spesso “su mappa”, all’inizio di una storia, la geografia reale della regione su cui si svolge l’azione, hanno dato origine a una singolarità tra le testate di fumetti. Tale unicità si è evoluta ulteriormente nel corso degli anni con l’attenzione per i dialoghi, diventati sempre più complessi, caratterizzando i personaggi quanto le loro gesta. E’ curioso il fatto che nei luoghi americani di Tex il patriarca della Bonelli ci abbia messo piede solo nel 1988 con un viaggio di famiglia, assieme al figlio Sergio (in arte Guido Nolitta, altro straordinario autore-creatore di personaggi leggendari della casa editrice tra cui Zagor e Mister No, solo per citare i più famosi) rimanendone, apparentemente, deluso. Ma non fu così. Il suo, manifesto, poco stupore verso quei panorami fu tale perché li conosceva, a memoria, da decenni. Con il festeggiamento, in questo 2023, dei 75 ANNI di vita del leggendario ranger del Texas, la Visit USA (Associazione composta da aziende turistiche specializzate negli Stati Uniti, il cui scopo è promuovere la destinazione al pubblico dei viaggiatori italiani) si è sentita in dovere e onorata di omaggiare questo anniversario dando una connotazione concreta all’ “ America di Tex ”. Non è certo un’idea del tutto originale in quanto molte “penne autorevoli” lo hanno già fatto in passato. Il grande giornalista Vittorio Zucconi, in uno speciale di “I Viaggi di Repubblica” del 2007, aveva affrontato l’argomento da profondo conoscitore quale lui era degli Stati Uniti, anticipando di qualche mese le celebrazioni dei 60 anni (allora) del fumetto. Nessun tentativo di emulazione! Il confronto con la competenza e maestria di Zucconi non sarebbe neanche ipotizzabile. Quella della Visit USA è pura passione per l’America, integrata, per l’occasione, dal sincero amore per Tex (almeno per molti dei soci è un dato di fatto!) e quindi questa “mini guida texiana” degli USA vuol essere, semplicemente, un omaggio al personaggio e (ci auguriamo) un aiuto per tutti coloro che ne vogliano seguire, turisticamente, le tracce.

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GEOGRAFIA “TEXIANA” GEOGRAFIA “ TEXIANA ”

Chi ha un minimo di dimestichezza con gli albi di Tex avrà osservato, nel corso degli anni, il nostro eroe (raramente in solitaria, il più delle volte accompagnato dall’intramontabile Kit Carson e gli altri pard) esplorare ogni angolo del Nord America: avventure nel Nord Ovest (Montana, Wyoming, South Dakota) spingendosi fino in Canada e Alaska; frequenti gli sconfinamenti in Messico e singolari le “soste urbane” in città come New Orleans, Washington, New York , San Francisco. In storie recenti lo abbiamo visto arrivare persino in Sudamerica (Patagonia). E’ però una dato certo che lo scenario “naturale” di Tex, quello in cui sono ambientate la maggior parte delle sue storie, corrisponda al Sud Ovest degli Stati Uniti, in particolare gli stati di Arizona , New Mexico , Colorado e i canyon con le straordinarie formazioni di roccia arenaria dello Utah . Il Texas, lo stato dove nasce e e di cui diventa leggendario ranger, è un po’ meno presente nelle tavole del fumetto. ……………………………. …………………………………………………………………………. Eletto . “ Aquila della Notte ”, capo di tutti i Navajo, la collocazione

… ….. ……………….. stanziale di … Tex (assieme

all’ inseparabile

…………………………

… …“ Carson, il figlio Kit e il

guerriero Navajo ………..

Tiger Jack),

quando non è

………..

…………………………………

…… impegnato a

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

svolgersi delle storie (oltre ..poco a nord di Kayenta , in prossimità della Navajo Mountain, tra Arizona e Utah. A questa conclusione ..così …… precisa si arriva grazie .... ... .... ... ... ... ... ... .... ... ... combattere ogni ……………………………………………………………………………………… ingiustizia e dare la … ………………………………………………………………….….. caccia a balordi della … … peggior specie, si trova …. …………………………………………………..…. in un non ben definito ……“villaggio centrale” della ………………………………….. riserva Navajo, collocato.

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….…….

ai …… molti indizi fatti trapelare, 750 album mensili, senza

negli anni, durante lo contare gli speciali e la

nuova serie “Tex Willer” che racconta le avventure di Tex da giovane) . La “casa” del nostro eroe si trova non lontano da quella singolarità geografica, unica all’interno degli Stati Uniti, che vede congiungersi gli angoli di quattro stati dando vita al Four Corners Monument Navajo Tribal Park https://navajonationparks.org/navajo-tribal-parks/four-corners-monument/ (riserva Navajo) dove il turista può scattare il classico selfie che lo ritrae, allo stesso istante, sul suolo di Arizona, Utah, Colorado e New Mexico (basta mettere i piedi sulla linea di confine segnalata al centro del monumento..) . E proprio dal cuore della Nazione Dinè (Navajo) viene naturale suggerire al viaggiatore, appassionato “texiano” , di scoprire le meraviglie naturali di un paesaggio vasto complessivamente quattro volte l’Italia , con al suo interno 13 National Park , decine di National Monument più altre tipologie di aree protette gestite dal National Park Service e una quantità straordinaria (quasi 200) fra State Park, Tribal Park (la Monument Valley ne è l’esempio noto a tutti), siti storici e siti archeologici. Questa è l’America dentro la quale si muove, prevalentemente, Tex ed è quella che presentiamo: una selezione tra il “the best of” che offre lo spettacolare territorio

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(parchi naturali in particolare) e luoghi meno noti, ma non per questo meno suggestivi, che hanno una speciale attinenza col nostro ranger.

INTRODUZIONE AL VIAGGIO Non proponiamo un classico itinerario, quello che in gergo turistico viene chiamato “fly & drive”, con le varie tappe da svolgersi in autonomia in auto, moto o anche camper. L’area complessiva dei quattro stati che compongono i Four Corners è di tale vastità e spettacolarità che è impensabile da esplorare con un solo viaggio. Lo scopo di Visit USA, tramite questa mini-guida, vuol essere quello di dare i primi suggerimenti su località da visitare, alcune clamorosamente famose e altre sconosciute ai più, di sicuro appeal per i fan di Tex e dell’Ovest Americano in generale. Starà poi a ciascun viaggiatore, in base ai propri interessi e passioni, approfondire uno o più aspetti del viaggio ed elaborare dettagliatamente un itinerario che avrà certamente una connotazione naturalistica, magari con qualche gradito accenno di storia del West o di approccio alle culture native del territorio. I Soci Tour Operator di Visit USA saranno più che disponibili a offrire la loro preziosa consulenza; sono online sul sito https://www.visitusaita.org/ proposte a tema Tex. CLIMA E PERIODO MIGLIORE L’area di cui parliamo ha un’estensione complessiva di 1.100.000 kmq (i quattro stati) con la catena delle Rocky Mountains che taglia longitudinalmente New Mexico, Colorado e una porzione di Utah e con vette che superano frequentemente i 4000 metri; l’immenso “Colorado Plateau”, geologicamente scolpito dall’omonimo fiume e i suoi affluenti, occupa un terzo del territorio centrale con altitudine intorno ai 1800-2000 metri. Completa il quadro geografico l’ampia area desertica a sud dell’Arizona (Sonora - Gila desert) e del New Mexico meridionale (Chihuahuan desert). Le caratteristiche climatiche di questa vasta regione possono essere molto diverse in base a longitudine e altitudine ma resta un dato comune che, in inverno, tutta l’area, anche nella parte meridionale, può essere soggetta a temperature rigide e precipitazioni a carattere nevoso. Viene quindi naturale indicare come periodo ideale per il viaggio quello compreso fra la primavera e l’autunno , pur andando incontro a temperature elevate, nelle zone desertiche, durante l’estate . Un microclima monsonico, in particolare fra sud dello Utah e Arizona, può determinare episodi temporaleschi, brevi ma intensi, soprattutto pomeridiani, nella seconda parte dell’estate. CITTA’ DI PARTENZA/TERMINE VIAGGIO A parte gli aeroporti di Las Vegas, Los Angeles e Phoenix che possono essere una possibile scelta, la città che suggeriamo caldamente come inizio itinerario, per motivi logistici, storici e per un corretto approccio (anche culturale) al viaggio è Denver https://www.denver.org/, capitale del Colorado. Questo vale anche per il termine del tour, in caso di itinerario “ad anello” . Lo Utah e i suoi scenari western sono a poche ore di auto a ovest e procedendo verso sud si arriva rapidamente in New Mexico. La città è ben collegata con voli diretti dai principali hub europei, con facili avvicinamenti dai maggiori Pag. 4 CITTA ’ DI PARTENZA / TERMINE DEL VIAGGIO

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aeroporti italiani; è dotata di un moderno aeroporto la cui silhouette, in lontananza, ricorda (forse non a caso) un accampamento di tepee dei nativi delle pianure, come Cheyenne e Arapaho, che erano gli abitanti di questa regione . Denver fu fondata nel 1858 come avamposto minerario durante la “Pike Peak Gold Rush” nel Kansas Territory, prendendo il nome dal governatore di quelle terre di frontiera, James William Denver. E’ collocata a 1609 metri di altezza e infatti ha l’appellativo di “Mile-High City” (la città alta 1 miglio); le imponenti Rocky Mountains vegliano sulla città e questa sua prossimità con una natura ancora predominante ne fanno l’ideale porta di accesso al West Americano e perfetto preludio a un itinerario in quei territori. Musei straordinari come il Denver Art Museum https://www.denverartmuseum.org/en/collection/western-american-art svelano ai visitatori qualche anteprima di ciò che li attende durante il viaggio grazie alle collezioni dei più importanti pittori che, nel XIX° e XX° secolo, il West lo hanno raccontato nelle loro tele; nomi come Remington, Russell, Bierstadt sono stati sicuramente di ispirazione anche per gli illustratori di Tex. Ma la città offre anche piccole gemme nascoste: l’ American Museum of Western Art –The Anschutz Collection https://anschutzcollection.org/ con più di 600 opere di oltre 180 artisti (e ritroviamo i maestri del West: Russell, Remington, Bierstadt) e il Black American West Museum https://www.bawmhc.org/ che rende giustizia agli afroamericani, protagonisti fondamentali e mai riconosciuti nella storia della conquista dell’Ovest Americano. La visita di Denver non si può considerare completa senza la sosta alla tomba (con piccolo museo annesso) di Buffalo Bill Cody , presso Golden, poco fuori città https://buffalobill.org/. Personaggio leggendario (scout, corriere del pony express, cacciatore…) e straordinario impresario, col suo “ Wild West Show ” ha contribuito alla creazione e divulgazione del mito del “selvaggio West”. E per avere il giusto “outfit” per affrontare il viaggio tappa obbligata allo storico negozio Rockmounth Ranch Wear https://rockmount.com/ che, dal 1946, veste cowboy famosi, stelle del cinema e della musica. Per chi invece volesse immergersi totalmente nel mondo cowboy western c’è il “ National Western Stock Show ” https://nationalwestern.com/: si svolge a Denver nella prima metà di gennaio offrendo 16 giorni di rodei, parate a cavallo, esposizioni bovine ed equine, concerti, festival culinari. Il più grande evento del genere degli Stati Uniti che richiama, ogni anno, migliaia di appassionati da tutto il mondo.

WESTERN STOCK SHOW PARADE ©VISIT DENVER

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DAL CINEMA AL FUMETTO: LA MONUMENT VALLEY DAL CINEMA AL FUMETTO : LA MONUMENT VALLEY

Non si può che partire dallo scenario western più maestoso e iconico, quello che richiama immediatamente alla mente i film di John Ford e che per i lettori di Tex significa “casa” perché non lontano da questo luogo fa base il ranger coi suoi compagni e perché le sue formazioni rocciose di arenaria rossa, inconfondibili, sono spesso riproposte sulle tavole del fumetto: la Monument Valley (più correttamente Monument Valley Navajo Tribal Park ) https://navajonationparks.org/navajo-tribal-parks/monument-valley/. Se al grande regista hollywoodiano va il merito di aver sdoganato cinematograficamente (e di conseguenza turisticamente) questo luogo, dato che da “Ombre Rosse” in poi non si contano le pellicole o anche i semplici spot commerciali ambientati in questo scenario, va riconosciuta a Ansel Adams , maestro della fotografia in bianco e nero del secolo scorso, la sensibilità di aver trovato le inquadrature più suggestive di “Tsé Biiʼ Ndzisgaii” (il nome in lingua Navajo della “ valle delle rocce”) e di molti altri parchi nazionali del west americano, diventandone un vero ambasciatore.

MONUMENT VALLEY NAVAJO TRIBAL PARK ©Visit USA

La Monument Valley si trova al confine orientale tra Arizona e Utah ed è all’ interno della

riserva Navajo, la più grande di tutti gli Stati Uniti. Siamo a circa 1700 metri di altezza, nel Colorado Plateau. La sua collocazione è assolutamente strategica nella pianificazione di qualunque itinerario nel South West degli Stati Uniti in quanto perfettamente nel centro di tutto ciò che offre, in termini di attrazioni naturalistiche, la vasta area intorno ai “Four Corners”. Impossibile non prevedere una sosta per la visita di questo luogo a dir poco mistico e ritenuto sacro per i nativi. Il parco tribale è accessibile pagando un biglietto (8 $ a persona); è possibile percorrere, con la propria auto, la “17-mile loop road” che consente un circuito di circa 27 km di strada sterrata (e in certi tratti molto dissestata) all’interno delle famose pareti rocciose, risultato di milioni di anni di erosione, alte fino a 300 metri, che caratterizzano la vallata. Ogni formazione ha un nome: “West Butte” e “East Butte” (“butte” sta per “promontorio isolato”) le due più celebri che assieme formano la

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classica cartolina della Monument Valley; ma troviamo anche “Three Sisters”, “Camel Butte”, “Elephant Butte” e (non poteva essere altrimenti) c’ è anche il “John Ford’s Point” . Dato che le coperture assicurative dei veicoli a noleggio vietano il fuoristrada, il nostro suggerimento è quello di effettuare una delle possibili escursioni all’interno del parco con mezzi 4WD (4 wheels drive) o a cavallo, accompagnati dalle guide Navajo. E’ anche l’occasione per entrare in contatto con chi abita da secoli nella regione, ne conosce ogni segreto e può raccontarne la leggendaria storia a chiunque sappia ascoltare. Ovviamente, nell’alta stagione estiva, questo luogo è sovraffollato soprattutto da turisti di breve transito che poi proseguono il proprio viaggio in auto o pullman; giusto poche ore di sosta per il selfie di rito. Il consiglio è quello di passare assolutamente una notte nella Monument Valley, magari presso il The View Hotel https://monumentvalleyview.com/, unico lodge all’interno del parco (in Arizona) gestito dai Navajo: tutte camere con una vista memorabile e ristorante con vetrate panoramiche sui “mittens”; oppure presso lo storico Goulding’s Lodge https://gouldings.com/ , nello Utah, la struttura che ospitava, ai tempi, John Wayne e la crew durante le riprese dei film. In questo modo si potrà godere, con maggior tranquillità, del tramonto davvero imperdibile in questa vallata; ma lo stesso si può dire della notte, soprattutto in presenza della luna piena che illumina le formazioni rocciose. Per i più mattinieri anche le luci dell’alba, che si riflettono sulle “sandstone” della Monument Valley, sono uno spettacolo indimenticabile. Poco lontano da qui, mezz’ora a nord sulla Highway 163 dello Utah ( lungo la quale, fra l’altro, si trova l’oramai celebre “Forrest Gump Point” dalla famosa scena del film girato nel 1994), c’è un Parco Statale straordinario, poco conosciuto e di veloce visita: Gooseneck State Park https://www.utah.com/destinations/state-parks/goosenecks-state-park/ . Una tripla gola del fiume San Juan dà vita a uno scenario grandioso in cui i tre canyon sembrano quasi un effetto ottico. Vale assolutamente la deviazione; 5 $ l’accesso auto.

LA “NAVAJO NATION” v LA “ NAVAJO NATION ”

La Nazione Navajo (riserva tribale Navajo) è la più grande area degli Stati Uniti di proprietà di una tribù di nativi americani ; copre una superficie di 71.000 kmq, e i suoi confini coinvolgono una porzione dell'Arizona nord-orientale, dello Utah sud-orientale e del

New Mexico nord-occidentale. Al suo interno è a sua volta ospitata la riserva tribale Hopi. E’ il quartier generale di Tex, il luogo in cui molte delle sue avventure su carta si svolgono, iniziano o hanno fine (spesso tutte e tre le cose) . Turisticamente, a parte la Monument Valley che ne è il luogo simbolo, troviamo molti altri siti nella riserva, magari meno conosciuti, assolutamente meritevoli di visita durante l’esplorazione del sud-ovest degli USA. Il posto d’onore va sicuramente al Canyon de Chelly (si pronuncia “de scei”), in Arizona, nei

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pressi di Chinle https://discovernavajo.com/canyon-de-chelly/. E’ un National Monument la cui formazione ha seguito esattamente la storia geologica di tutta la vasta regione: milioni di anni di sollevamento del terreno, di erosione dei corsi d'acqua e del ghiaccio che hanno creato le rosse pareti rocciose a picco sulla base del canyon. Qui le antiche popolazioni Puebloan hanno vissuto per migliaia di anni e così hanno fatto i loro discendenti, gli Hopi, e successivamente i Navajo. Dichiarato monumento nazionale dal presidente Hoover nel 1931 , il suo nome è una storpiatura della parola Dinè/Navajo "tseyi” che si traduce in "canyon di roccia". E’ visitabile sia dall’ alto, in autonomia ( nessun costo di accesso auto per visitare i punti panoramici delle tre gole che formano il Canyon de Chelly), che dal basso entrando al suo interno solo accompagnati da esperte guide

CANYON DE CHELLY NM ©Visit USA

CANYON DE CHELLY ©NPS

Navajo con mezzi 4WD, a piedi o anche a cavallo. Se è vero che i punti panoramici elevati regalano spettacolari viste del canyon, come le suggestive rovine Puebloans di “ White House ” (datate intono al 1060 d.C.) o la sacra roccia di “ Spider Rock ” (che secondo le leggende Navajo è da secoli la casa della divinità “Donna Ragno”), sicuramente il tour accompagnato dai nativi consente di entrare in contatto con la loro storia e la loro cultura e offre una prospettiva assolutamente straordinaria e genuina del luogo. Sugli albi di Tex non è mai apparso (fino a oggi) il nome di questo canyon, ma sono molte le tavole del fumetto con scenari certamente ispirati al paesaggio di Canyon De Chelly che è stato anche (rara) location di film western (“L’Oro dei Mackenna” con Gregory Peck) e set fotografico amato da grandi maestri del bianco e nero come Edward Sheriff Curtis (famoso per le innumerevoli, straordinarie foto fatte ai nativi americani tra fine ‘800-inizio 900) e il già citato Ansel Adams .

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Rimanendo all’interno della Navajo Reservation è suggerita la visita di Window Rock che è considerata la capitale della Nazione Navajo; ospita un centro interpretativo e museo dedicato ai veterani di guerra della tribù che hanno combattuto per gli Stati Uniti e offre la vista di una spettacolare “apertura” naturale nelle rocce di arenaria (“window”) https://discovernavajo.com/window-rock-navajo-tribal-park-veterans-memorial/. Anche solo per avvistarla da lontano vale poi la pena recarsi fino all’angolo nord-ovest del New Mexico, tra le statali 64 e 491, dove si trova Shiprock (“Tsé Bitʼaʼí” in lingua Navajo, "roccia con le ali”), formazione rocciosa residuo di un’antica esplosione vulcanica la cui forma ricorda un veliero in navigazione https://discovernavajo.com/shiprock-peak/. Ritenuta sacra dai nativi, è apparsa in numerosi film e ogni tanto anche nelle avventure del nostro ranger. Ultimo suggerimento, all’interno della nazione Dinè, non poteva non essere che l’ Antelope Canyon (Arizona): strettissima gola di arenaria (uno “slot canyon”) che negli ultimi anni ha conquistato una fama tale, grazie alle spettacolari foto apparse sui vari social media, da renderlo, oggi, sovraffollato di turisti. Sono consentite solo visite guidate accompagnate da guide Navajo con prenotazione di giorno ed ora fatta mesi in anticipo . https://navajonationparks.org/guided-tour-operators/antelope-canyon-tour-operators/

I canyon principali, vicino a Page , sono due: l’ upper , il più famoso, cui si arriva con i 4WD delle agenzie che organizzano l’escursione, proseguendo poi la visita a piedi, e il lower , accessibile con scalette di ferro, leggermente più impegnativo fra i due. Probabilmente l’upper è quello in cui il mistico effetto di luce solare che filtra dall’alto nelle ore centrali (12:00-13:00) è più presente, da cui la sua popolarità; ma anche presso il lower, sicuramente un po’ meno frequentato, la spettacolarità e suggestione della visita è garantita. Per chi volesse evitare, per quanto possibile, il sovraffollamento di turisti c’è (a 7 km a sud dell’upper) anche l’ Antelope Canyon X , al momento ancora poco battuto. Suggeriamo di passare almeno una notte a Page (appena fuori dalla riserva Navajo) per effettuare , fra l’altro, anche la visita allo

UPPER ANTELOPE CANYON ©pixabay

straordinario affaccio sul Colorado River chiamato Horseshoe Bend (si paga il parcheggio auto 10 $) oltre che praticare facile rafting sul mitico fiume o effettuare escursioni in volo sopra il Lake Powell. Sempre grazie alla sosta a Page (in questo caso occorrono due notti, se si vogliono fare tutte le attività) si può visitare anche il maestoso Rainbow Bridge , nello Utah, ponte naturale di roccia alto 88 metri , un National Monument a cui si arriva con un breve trekking dopo una navigazione di qualche ora del lago (se il livello delle acque lo consente).

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IL PATRIARCA DEI PARCHI NAZIONALI: IL GRAND CANYON IL PATRIARCA DEI PARCHI NAZIONALI : IL GRAND CANYON

Altra tappa, praticamente obbligata, in un viaggio nel South West Americano è il suo Parco Nazionale più conosciuto e visitato: il Grand Canyon https://www.nps.gov/grca/index.htm . Questa meraviglia della natura è un libro aperto sulla storia geologica della terra, con rocce al suo interno datate oltre 2 miliardi di anni e un periodo di formazione che inizia, almeno, 40 milioni di anni fa, proseguendo poi con la massima erosione degli agenti atmosferici (ere glaciali) e dall’azione del fiume Colorado avvenuta “solamente” fra i 5 e 6 milioni di anni orsono. Il risultato è una spaccatura sul terreno lunga oltre 440 km, larga quasi 30 nel punto massimo e con una profondità, misurata al livello del fiume, che arriva a più di 1800 metri. La sua superficie è interamente all’interno dell’Arizona, che non a caso ha il “nickname” di “Grand Canyon State”; fu dichiarato Parco Nazionale nel 1919 (prima designato National Monument nel 1908 dal Presidente Theodore Roosevelt che se ne innamorò visitandolo nel 1903). La sua vicinanza a città come Las Vegas (4 h e 30’ di auto) e Phoenix (3h e 30’) lo rendono estremamente affollato durante l’alta stagione estiva ma questo non toglie assolutamente niente al suo fascino e la sua imponenza è tale

GRAND CANYON N.P. ©NPS

da lasciare senza fiato ogni volta che lo si visita. Il suo lato più famoso e quello sud (South Rim) in cui si trovano

frequentato è

lungo il bordo del canyon. Il nostro consiglio è quello di concedersi almeno una notte gli hotel e i lodge all’interno del parco o nella cittadina appena fuori, Tusayan. Vi si accede pagando un biglietto che vale per l’auto e include tutti gli occupanti del mezzo (35 $), consentendo la visita per 7 giorni consecutivi. In estate le auto che entrano sono obbligate a parcheggiare in aree apposite e i turisti si spostano dentro al parco con navette gratuite che sostano nei vari view-point

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dentro al Grand Canyon in modo da vistarlo quando non c’è l’affollamento di turisti di passaggio, ovvero la mattina presto e al tramonto. Altro suggerimento è quello di riuscire a percorrere almeno uno dei numerosi sentieri di trekking ben tracciati (alcuni facili, come il South Kaibab Trail di circa 4,8 km complessivi; evitare solo le ore centrali del giorno, in estate, per via del caldo) . E’ possibile anche effettuare la discesa di una parte del canyon a dorso di mulo https://www.grandcanyonlodges.com/plan/mule-rides/ per un incontro davvero ravvicinato con questa meraviglia geologica; durata complessiva circa 3h e 30’. Volendo si può arrivare fino alla base del canyon e pernottare al Phantom Ranch ma la domanda turistica è tale, e talmente pochi i letti disponibili, che si deve partecipare a una lotteria online per “guadagnarsi” il posto. Sicuramente da non sottovalutare anche la visita del North Rim , meno affollato ma non meno spettacolare del lato sud; più verde e rigoglioso perché più alto (oltre 2400 metri), accessibile dalla cittadina di Page in 2 h e 30’ di auto. Nell’ Agosto 2023 , tre aree distinte a nord e sud del Grand Canyon sono state designate “ Baaj Nwaavjo I'tah Kukveni – Ancestral Fooprints of The Grand Canyon National Monument” dal Presidente Biden (Baaj Nwaavjo significa "dove vagano i popoli indigeni" in Havasupai e I'tah Kukveni significa "le nostre impronte ancestrali" in Hopi) garantendo per il futuro l’integrità e preservazione di migliaia di kmq di territori ritenuti sacri, con enorme valore storico, culturale e naturalistico per le popolazioni native. Sicuramente questo aprirà la possibilità di un accesso turistico responsabile e controllato nella nuova area protetta. Se l’Arizona è il terreno più battuto da Tex e suoi compagni di avventure, dal punto di vista paesaggistico le ispirazioni migliori per gli scenari western riprodotti sul fumetto scaturisco dallo Utah, uno degli stati con la natura più spettacolare, la perfetta cartolina di quello che ci si aspetta dal West Americano. Al suo interno si trovano ben cinque Parchi Nazionali, i “mighty five”, i mitici cinque: Zion, Bryce Canyon, Capitol Reef, Arches e Canyonlands . https://www.visitutah.com/Places-To-Go/Parks-Outdoors/The-Mighty-5 Lo Zion National Park (designato nel 1937, fee di accesso 35 $ per l’auto) si trova quasi al confine sud-ovest dello Stato; è un fantastico canyon creato dal Virgin River ed è tra i più visitati d’America grazie ai suoi percorsi trekking incredibilmente scenici che richiedono una prenotazione anticipata (nel caso dell’ “Angel Landing’s”, il trail più famoso con vista mozzafiato dall’alto sul canyon, c’è una vera e propria lotteria on-line per via del numero contingentato di escursionisti giornalieri). Il Bryce Canyon (designato parco nazionale nel 1928 , ingresso 35 $ per l’auto) è poco a nord-est dello Zion. L’ unicità del Bryce è dovuta alla bellezza surreale dell’agglomerato di guglie rocciose multicolori, chiamate “hoodos”, disposte ad anfiteatro (infatti non è percepito come un “canyon”) a formare l’immagine da cartolina visibile dai punti panoramici. Proseguendo verso il centro dello Utah si attraversa Capitol Reef (designato parco nel 1971 , accesso per l’auto 20$) , un’area protetta di non facile accessibilità in alcune sezioni e quindi, proprio per questo, vera gemma nascosta . Per raggiungere la “Cathedral Valley” sono necessari veicoli 4WD (4 wheels drive) a causa di un guado di un torrente, solitamente non problematico ; alcuni scorci richiamano I “MIGHTY”FIVE DELLO UTAH I “ MIGHTY FIVE ” DELLO UTAH

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la Monument Valley e al tramonto le sue cattedrali di roccia regalano scenari tra i più suggestivi di tutto il South West. Assolutamente suggerito, per questa sezione del parco, rivolgersi alle agenzie turistiche locali che effettuano escursioni con esperte guide e mezzi appropriati (https://sradventures.com/ https://capitolreefoutfitter.com/ ). La cittadina di Moab , non lontano dal confine centro-orientale col Colorado, è tappa obbligata per chiunque visiti lo Utah perché nelle vicinanze si trovano due dei parchi nazionali (assieme ad altre aree protette statali) più “straordinariamente western” d’America. Gli ultimi due “mighty five”, Canyonlands e Arches , sono l’espressione massima della creatività geologica della natura; per questo non è raro trovare nelle tavole di Tex delle illustrazioni di formazioni rocciose e canyon che richiamano decisamente quest’area dello Utah, fonte costante di ispirazioni per i disegnatori del fumetto.

ARCHES N.P. ©NPS

Canyonlands , istituito nel 1964 , ha una di superfice di 1300 kmq due accessi distinti, non collegati fra loro, di cui quello nord porta alla sezione di “ Island in the sky ”, sicuramente il più spettacolare panorama del parco. Qui si ha la percezione del lavoro svolto, in milioni di anni di erosione, da parte

dei fiumi Colorado e

Green che sono i veri artefici di questo luogo che non ha

niente da invidiare al Grand Canyon https://www.nps.gov/cany/index.htm . L’accesso auto costa 30 $ e consente di visitare in autonomia tutti i punti panoramici (“overlook”) mentre per esplorarne da vicino le varie gole ci si deve affidare a una delle escursioni in 4WD (jeep o quad) proposte dalle diverse agenzie presenti a Moab , la mecca delle attività “outdoor” . E’ possibile effettuare anche rafting (di poche ore o anche di più giorni) sul Colorado, escursioni in mongolfiera, mountain bike e a cavallo https://www.moabadventurecenter.com/ . Una sezione nord-est di questa vasta area di canyon è stata classificata parco statale col nome di Dead Horse Point State Park ; offre uno degli scenari più entusiasmanti della regione, con affaccio su una stretta ansa del Green River , ed è famoso perché è stato il set cinematografico della drammatica scena finale di “Thelma & Louise”. Si trova a pochi minuti dell’accesso nord di Canyonlands e merita assolutamente la visita (20 $ per

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l’auto) https://www.utah.com/destinations/state-parks/dead-horse-point-state-park/ .

L’ Arches National Park https://www.nps.gov/arch/index.htm (istituito nel 1971 anche se, storia comune di molti parchi, l’avevano già designato National Monument molto prima, 1929) è l’emblema dello Utah . Non a caso il “Delicate Arch” è in bella mostra sulla targa delle auto di questo Stato. Al suo interno si trovano, documentati, oltre 2000 “archi” naturali di roccia, anche se molti sono semplici spaccature o piccoli fori; alcune di queste formazioni sono però imponenti, vere meraviglie geologiche, assolutamente da non perdere. I più famosi: Delicate Arch , un “arcobaleno di roccia” alto circa 16 metri raggiungibile in un’ora circa di facile trekking; Landscape Arch , una sottile campata di roccia ampia decine di metri, accessibile tramite un sentiero di circa 2 km e Double Arch , imponente doppio arco a cui si arriva con soli 15 minuti di camminata. L’ accesso al parco costa 30 $ per l’auto e da alcuni di anni è contingentato, per cui va fatta la prenotazione online, selezionando giorno e ora di ingresso, sul website https://www.recreation.gov/. Dato che per la visita di Arches è richiesta un’intera giornata , anche impegnativa, con diversi percorsi trekking più o meno brevi e minimo altra mezza la richiede Canyonlands, il nostro suggerimento è quello di trascorrere a Moab almeno due notti , meglio se tre, per partecipare anche a una delle attività di escursione già indicate, praticabili nell’area circostante, e rendere l’esperienza del viaggio davvero epica. Nella parte centro-meridionale dello Utah, la più ricca di paesaggi mozzafiato, sono presenti anche aree protette (State Park) https://www.utah.com/destinations/state-parks/ da “mettere su mappa”, nel pianificare un itinerario nel West, quanto i parchi più famosi (vedi il già citato Dead Horse Point) . Suggeriti il Coral Pink Sand Dunes , quasi al confine sud-ovest con l’Arizona, enormi dune rosa da percorrere anche con divertenti mezzi 4WD; Goblin Valley State Park , poco a ovest di Moab, con migliaia di piccole formazioni di arenaria “morbida” che ricordano, per certe forme, i folletti delle fiabe; Kodachrome Basin , appena sotto il Bryce Canyon e del quale replica, in maniera meno imponente, lo scenario di guglie di pietra; infine lo Snow Canyon , a ovest dello Zion, con decine di chilometri di percorsi trekking e mountain bike che si snodano tra le gole di roccia. Un “parente” meno noto di Arches, ma altrettanto meritevole di visita, è Natural Bridges National Monument , https://www.nps.gov/nabr/index.htm poco a ovest della strada 191 che porta da Moab a Mexican Hat. …………Questo piccolo parco ……………..racchiude tre

…………….magnifici ponti di roccia, ……………facilmente accessibili con ………… sentieri, ed è anche …………...classificato come ………….“International Dark Sky …………Park” grazie ai suoi cieli ………..tra i più.limpidi e “scuri” degli ………..Stati Uniti. Esperienza ……….irripetibile riuscire a ………osservare le stelle da qui. ……..

NATURAL BRIDGES N.M.

©NPS

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I DESERTI DI ARIZONA E NEW MEXICO I DESERTI DI ARIZONA E NEW MEXICO

La parte meridionale di questi due stati è caratterizzata dalla presenza di vaste aree desertiche, ai confini con il Messico, che ne definiscono il paesaggio: il Sonoran Desert in Arizona , 250.000 kmq di territorio se consideriamo anche la sua estensione messicana che comprende la Baja California e la parte occidentale dello Stato di Sonora https://www.nps.gov/cagr/learn/kidsyouth/the-sonoran-desert.htm e il Chihuahuan Desert in New Mexico , ancora più vasto (647.000 kmq), sempre includendo il prolungamento in Messico https://www.nps.gov/im/chdn/ecoregion.htm . Sono entrambi “ecoregioni” tutelate dal National Park Service per i loro ecosistemi unici al mondo. Al loro interno si trovano Parchi Nazionali che sicuramente abbiamo incrociato spesso durante le avventure di Tex, il loro paesaggio è inconfondibile. Il più noto è il Saguaro National Park https://www.nps.gov/sagu/index.htm , nei pressi di Tucson , dichiarato parco nel 1994 (National Monument dal 1933) . Suddiviso in due sezioni distinte , ha al suo interno la massima concentrazione al mondo di queste tipiche piante cactacee, con la forma a “candelabro”, che sono l’emblema dei deserti del South West e che in questa regione trovano il loro ambiente ideale. Alte fino a 15 metri possono vivere fino a 300 anni, con una crescita lentissima (la prima fioritura avviene dopo i 40 anni) . Al parco si accede col consueto biglietto per l’auto, valido 7 giorni, che costa 25 $. Più a sud-ovest, al confine tra Arizona e Messico, troviamo l’ Organ Pipe Cactus National Monument https://www.nps.gov/orpi/index.htm , riserva della biosfera dell'UNESCO dal 1976 . Qui cresce spontaneamente questa pianta meno imponente dei saguaro, arriva a 4 5 metri massimo e meno longeva (150 circa la vita), ma assolutamente singolare, con la sua forma che ricorda proprio delle canne di organo che si proiettano verso il cielo. L’area è tutelata non solo per la presenza di vari tipi di cactus, oltre l’organ pipe, ma anche per una fauna desertica rara e variegata. Costo di accesso: 25 $ per l’auto.

SAGUARO N.P. ©BRAND USA

ORGAN PIPE CACTUS N.M. ©NPS

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Spostandosi in New Mexico, nei pressi di Las Cruces, in prossimità del Texas e all’interno del vasto Chihuahuan Desert, si trova White Sands National Park (National Monument fin dal 1933, “promosso” a National Park nel 2019) https://www.nps.gov/whsa/index.htm . Oltre 700 kmq di deserto bianco composto da cristalli di gesso sedimentati grazie alle piogge scese dai vicini monti Sacramento e San Andres, poi polverizzati dai milioni di anni di erosione degli agenti atmosferici e infine trasportati e accumulati dal vento in quest’area. Attorno al parco si trova una base militare utilizzata per test aerei e missilistici e questo può causare, talvolta, chiusure della strada Route US 70 per motivi di sicurezza. Si accede al suo interno pagando una fee di 25 $ per l’auto che include, al solito, tutti i suoi occupanti. L’esperienza di poter passeggiare, magari a piedi nudi, tra le gigantesche dune di White Sands è memorabile e il paesaggio, abbagliante, offerto dal parco, è unico al mondo. Non a caso è stato location di molti film, non solo western (“Il mio Nome è Nessuno” con Terence Hill e Harry Fonda, regia di T.Valerii del 1973; “L’uomo che cadde sulla Terra” con David Bowie, regia di N.Roeg, del 1976; “Young Guns II” con E. Estevez, K.Sutherland, W.Petersen regia di G.Murphy, del 1990).

WHITE SANDS N.P. ©NPS

PUEBLO , “CLIFF-DWELLING”E ANTICHE MISSIONI PUEBLO, “ CLIFF-DWELLING ” E ANTICHE MISSIONI

La meravigliosa natura del Sud Ovest Americano non è l’unica protagonista nelle storie di Tex e soci che, tra un canyon e l’altro, si imbattono, abbastanza spesso, in diversi tipi costruzioni architettoniche divenute, oramai, parte integrante del paesaggio di quest’area degli Stati Uniti. Si tratta di edifici realizzati in epoche differenti e da popolazioni di diversa origine, ma sempre native, anche nel caso delle missioni religiose spagnole, progettate Pag. 15

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dai frati (francescani e gesuiti) ma edificate con l’aiuto dei nativi convertiti al cattolicesimo . L’esempio più eclatante è Mesa Verde https://www.nps.gov/meve/index.htm, nell’angolo sud-ovest del Colorado, Parco Nazionale dal 1906 e patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1978: la più importante concentrazione al mondo di “ cliff-dwelling ” (letteralmente “abitazioni sulla scogliera”, così sono denominati questi antichi edifici ubicati all'interno di cavità naturali delle rocce a picco dei canyon) . Circa 1.400 anni fa, molto prima che gli europei esplorassero il Nord America, una popolazione che gli studiosi hanno denominato “ Pueblo Ancestrali ” (conosciuti come Anazasi, “gli antichi”, in lingua Navajo) , viveva nella regione dei Four Corners, in particolare nell’area di Mesa Verde. Per oltre 700 anni questi “primi americani” vissero e prosperarono in questi territori, costruendo numerose cliff-dwelling, alcune con oltre 150 stanze. Poi, alla fine del 1200 d.C., nel giro di una o due generazioni, abbandonarono le loro case e questi luoghi per ragioni che non sono ancora del tutto comprese dai ricercatori. Sicuramente la sorpresa fu enorme per l’allevatore e archeologo dilettante Richard Wetherill, ritenuto lo scopritore di Mesa Verde, trovandosi di fronte quelle rovine nel 1889 mentre cercava alcuni capi di bestiame dispersi. Il valore storico-archeologico del sito fu subito compreso tanto che, poco dopo, venne designato come parco nazionale. Oggi è una delle attrazioni più popolari del Colorado . Si pagano 30 $ per l’auto e si arriva col proprio mezzo a tutti i punti panoramici del canyon da cui si ammirano abitazioni dall’alto. La visita all’interno dei tre edifici più importanti (in totale le rovine, sono oltre 600), ovvero Cliff Palace , Balcony House e Square Tower House , si effettua solo accompagnati dai ranger e richiede la prenotazione anticipata sul website del National Park Service https://www.recreation.gov/

MESA VERDE N.P. ©NPS

Rovine Anazasi minori sono presenti anche in altri stati come ad esempio in Arizona, all’interno del Canyon De Chelly o presso Grand Gulch

Primitive Area nello Utah oppure nell’ Aztec Ruins National Monument del New Mexico, ma Mesa Verde resta indiscutibilmente il sito archeologico più

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importante degli Stati Uniti. Immediatamente a seguire è doveroso citare Chaco Canyon , la cui denominazione corretta è Chaco Culture National Historical Park, che si trova in New Mexico, a nord-est di Gallup. Dichiarato nel 1987 patrimonio dell’umanità dell’UNESCO , era già tutelato come Parco Nazionale Storico fin dal 1907 . Tra il 900 ed il 1150 d.C. circa, il canyon Chaco fu uno dei principali centri culturali degli antichi Pueblo che qui edificarono quindici dei maggiori complessi pre-colombiani (di cui esiste ancora testimonianza) dell’America Settentrionale. Sono state dimostrate le notevoli conoscenze astronomiche di queste popolazioni osservando il particolare orientamento degli edifici, disposti per registrare i cicli solari e lunari. Si presume che un lungo periodo di siccità abbia costretto i “Chacoani” ad abbandonare questo sito, che era prevalentemente un complesso religioso-cerimoniale, intorno al 1130 d.C.; ma anche in questo caso, come per Mesa Verde, aleggia ancora un certo mistero sui reali motivi dell’abbandono (repentino) di Chaco. L’ingresso al parco è solo tramite strada sterrata , anche se ben tenuta (ricordiamo però che le agenzie di noleggio auto non rispondono dei danni fatti in fuoristrada) e costa 25 $ per il veicolo. Il complesso è vasto e richiede, almeno, mezza giornata di visita (sono possibili escursioni accompagnati dai ranger). La sua sezione più nota è quella di Pueblo Bonito che copre un’area di quasi 8000 mq e comprende più di

600 stanze. Chaco Canyon è stato recentemente classificato anche “International Dark Sky Park” grazie alla sua posizione isolata, l’altitudine (si trova a circa 1800 metri sul livello del mare)

PUEBLO BONITO – CHACO CULTURE NTL. HISTORICAL PARK

©NPS

e ai costanti cieli tersi del New Mexico che consentono un’ottimale osservazione della volta celeste. Qui più che altrove, data la “vocazione astronomica” delle popolazioni Chacoan, l’osservazione del cielo stellato può essere un’esperienza straordinaria, difficilmente replicabile in altri luoghi. Maggiori informazioni su visite astronomiche guidate di questo e altri “dark sky park” (nel mondo) su https://darksky.org/ . I discendenti più diretti dei Pueblo Ancestrali, dopo il collasso della loro civiltà con conseguente abbandono delle varie aree in cui abitavano (Mesa Verde, Chaco…), pare possano essere gli attuali Hopi e Zuni, anche se molte altre tribù presenti oggi nel sud-ovest hanno caratteristiche linguistiche, religiose e culturali talvolta simili. Attualmente ci sono 21 gruppi Pueblo , federalmente riconosciuti, di cui 19 distribuiti nei territori del Nuovo Messico , uno nell'Arizona e uno nel Texas. Particolarmente rilevanti, anche dal punto di vista turistico, i Pueblo del New Mexico, soprattutto quelli situati a nord di Santa Fe, di cui la gran parte ancora abitati, come San Ildefonso www.sanipueblo.org e Nambè www.nambepueblo.org sicuramente meritevoli di visita (si paga un biglietto di accesso e ci sono regole da rispettare sulle riprese video-fotografiche). Il più famoso di tutti è Taos Pueblo www.taospueblo.com con la sua tipica architettura in “adobe” (mattoni di fango e paglia essiccati al sole che ritroviamo anche nei moderni edifici del New Mexico), a più

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piani, sullo sfondo delle Taos Mountain; è uno dei più antichi villaggi del Nord America, occupato ininterrottamente da oltre un millennio (probabilmente edificato poco dopo l’anno 1000 d.C.), nonché National Historic Landmark , inserito nell’ U.S National Register of Historic Places e patrimonio mondiale dell'UNESCO dal 1992. E’ aperto tutti i giorni dalle 10:00 -17:00 (controllare sempre il website perché sono previste chiusure per eventi religiosi), costo 25 $ a persona (adulti); ci sono regole di comportamento (e sulle riprese foto-video) a cui attenersi per il rispetto degli abitanti.

TAOS PUEBLO ©Visit USA

Molte delle originali abitazioni sono state trasformate in piccoli negozi di artigianato nativo ma ci sono ancora famiglie che vivono nel pueblo; si visita tranquillamente in autonomia anche se sono possibili, e suggerite, visite accompagnate da guide native Taos. Un altro gioiello del New Mexico è Acoma Pueblo , conosciuto anche come “ Sky City ” https://www.acomaskycity.org/page/home per la sua scenografica posizione sopra un “mesa” che domina, da oltre 100 metri di altezza, la pianura sottostante. Si trova a circa 90 km a sud-ovest di Albuquerque e fu edificato (si stima) intorno al 1150 d.C. dalle popolazioni Pueblo di lingua Keres per difendersi dai nemici Apache e Navajo; posizione rivelatasi strategica anche durante la “rivolta dei pueblo del 1680” contro i colonizzatori spagnoli. Oggi Acoma è ancora abitato da famiglie native che vivono di turismo (vendita di artigianato, soprattutto vasellame di fattezza particolare, molto apprezzato) e vi si accede solo con tour guidati, da mercoledì – domenica, dalle 9:00-17:00 , 25 $ a persona. Acoma Pueblo, grazie alla sua spettacolare collocazione, alle tipiche costruzioni in “adobe”, alla chiesa di San Estevan edificata intorno alla metà del 1600 e al fatto che sia tra i più antichi luoghi abitati con continuità degli Stati Uniti , è stato designato National Historic Landmark e inserito nel National Register of Historic Places . Il National Park Service colloca San Estevan Church nell’ambito di itinerari storico-culturali di particolare interesse (“American Latino Heritage”).

ACOMA PUEBLO ©Visit USA

ACOMA PUEBLO ©Visit USA

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Tra le particolari costruzioni architettoniche nelle quali si imbatte, non di rado, Tex durante le sue avventure, un posto di riguardo lo occupano sicuramente le missioni spagnole , eredità di un periodo di colonizzazione religiosa che ha coinvolto gran parte del sud-ovest degli Stati Uniti tra il XVIII° secolo e la prima metà del XIX°. (Molto rilevanti dal punto di vista storico-architettonico, nonché per l’eccellente stato di conservazione di alcune di esse, le 21 missioni francescane della California , 1769-1833 https://www.visitcalifornia.com/experience/california-missions/ ). Il Texas custodisce, probabilmente, l’esempio più famoso di questa tipologia di edifici: il complesso delle missioni (francescane) di San Antonio di cui la più famosa è San Antonio de Valero ben più nota come “The Alamo” , luogo della famosa battaglia del 1836 per l’indipendenza dell’ allora “Repubblica” del Texas https://www.nps.gov/saan/index.htm . Tornando agli stati più frequentati dal ranger, l’ Arizona offre esempi straordinari di edifici storico-religiosi, come ad esempio la San Xavier del Bac Mission, pochi minuti a sud di Tucson https://sanxaviermission.org/ . La chiesa è stata edificata tra il 1783-1797 (la missione fu fondata già alla fine del 1600 dal gesuita Padre Eusebio Francisco Kino) ed è uno straordinario esempio di architettura coloniale ispanica , con molti riferimenti moreschi nella sua splendida facciata. E’ visitabile tutti i giorni dalle 9:00-16:00.

SAN XAVIER DEL BAC MISSION ©Visit USA

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Altro sito interessante, situato nell’Arizona meridionale, è quello di Tucamacàcori che racchiude le rovine di ben tre comunità spagnole, di cui due designate National assieme al Museo Tucamacori , accolto pregevole edificio del 1937. Le chiese ... missioni di San Josè del Tumacàcor i e Guevavi risalgono alla fine del ‘700;

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missionarie

Historic Landmark all’ interno di un. Francescane delle Los Santos de delle prime missioni

gesuite (1691) non c’ è rimasta traccia, mentre la missione di San Cayetano de Calabazas fu edificata nel 1756. La parte aperta al pubblico è quella di Tumacàcori col suo visitor center; si tratta di un National Historical Park gestito dal National Park Service. Accesso tutti i giorni 9:00-17:00, costo 10 $ a persona https://www.nps.gov/tuma/index.htm

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